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Jukebox Montagna

JUKEBOX (32)- SKYLINE di Naif Herin e L’Orage

1 Les Piolets IMG_4772

1 FB Visconti Alberto-Naif Herin (by gaetano Lo presti) IMG_4746 copyL’alpinismo stimola, come scriveva Walter Bonatti, la fantasia, l’idealità, il bisogno di conoscenza, ma non l’immaginazione degli autori di canzoni.

Al di fuori dei canti alpini e di pezzi strumentali, la montagna è stata, infatti, niente più che un pretesto per parlare d’amore (l’esempio più famoso, negli anni Sessanta, fu la “Kilimandjaro” del francese Pascal Danel).

Nessuno ha, invece, mai cantato l’epicità della continua lotta per conquistarne le cime a cui è dedicato il “Piolets d’Or”, l’Oscar internazionale dell’alpinismo, la cui 22^ edizione si è svolta dal 26 al 29 marzo tra Courmayeur e Chamonix.

1 Piolets IMG_4764Ecco, quindi, che “Skyline”, la canzone scritta appositamente per la manifestazione e presentata la sera del 29 marzo, al Palanoir, durante la cerimonia di premiazione, da L’Orage e Naif Herin assume un valore pari all’apertura di una nuova via alpinistica.

A comporla sono stati Alberto Visconti, team leader de L’Orage, e Naif Herin. «L’idea– spiega Visconti- è stata proprio quella di esaltare determinati aspetti della montagna, come la sua epicità, poco celebrati dall’Arte. Avevo un’idea chiara di quello che volevo, un ritornello, delle idee, così lunedì scorso ci siamo seduti ad un tavolino con Naif ed è venuta fuori questa canzone.»

1 Piolets MG_4768Su un insinuante ritmo dai sapori mediorentali, il testo in italiano da lui scritto racconta la fatica della sfida solitaria alla montagna che “quel mattino…ha funzionato!”. Più poeticamente interiorizzata la ricerca del ”mon skyline…la frontière entre paradis et enfer” del testo in francese di Naif, che contiene anche una citazione dell’alpinista Gaston Rébuffat “l’alpiniste est un homme qui conduit son corps là où, un jour, ses yeux ont regardé.”

«Mi è venuto di scrivere in francese- spiega la cantautrice- perché “Les Piolets d’Or” è un premio internazionale e transfrontaliero.» Al Palanoir la canzone ha avuto un intermezzo che ha visto l’attore e ballerino Marco Chenevier recitare la poesia “Congedo” di Erri De Luca, grande appassionato di montagna, che quest’anno ha fatto parte della giuria del premio.

SKYLINE
Sì che lo sa come stare nel tempo e al passo 
che il passo è già passato da tempo e il tempo davanti 
il tempo davanti è immenso

Immenso il cammino gli si para di fronte 
e in fronte il sudore ogni goccia è una perla 
essenza preziosa e solo il cuore gli rinnova la fonte

E in alto spunta spacca il cielo la punta 
è roccia è ghiaccio a lui gli trema il coraggio
 e stringe, e stenta, ma le grida si vedrà chi la spunta

E quel mattino lui sfidò
 / da solo la montagna e ha funzionato!

La montagna e l’immenso han tremato! OOOOH  (due volte)

c’est la force de mes bras,
de mes jambes la douleur,
de mes mains la prudence,
de mon coeur la valeur,
de mes yeux le bonheur
je cherche mon skyline
j’ai envie de toucher le ciel
de rejoindre la frontière entre paradis et enfer
“L’alpiniste est un homme qui conduit son corps là où, un jour, ses yeux ont regardé”
(cit Gaston Rébuffat)

Sì che lo sa come stare nel tempo e al passo
 che il passo è già passato da tempo e il tempo davanti 
il tempo davanti è immenso

Immenso il cammino gli si para di fronte 
e in fronte il sudore ogni goccia è una perla 
essenza preziosa e solo il cuore gli rinnova la fonte

E in alto spunta spacca il cielo la punta
 è roccia è ghiaccio a lui gli trema il coraggio
 e stringe, e stenta, ma le grida si vedrà chi la spunta

E quel mattino lui sfidò
 / da solo la montagna e ha funzionato!

La montagna e l’immenso han tremato! OOOOH (due volte)
CONGEDO di Erri De Luca
Salgo alle montagne
dove metto distanza
dal trabocchetto-botola delle tue gocce, mare.
Vado su ghiaccio e neve,
sgretolo sotto i passi gli infiniti cristalli esagonali,
per naufragio mi tengo la valanga e il crepaccio,
per asfissia l’ossigeno che in alto si dirada.
Alzo l’ultimo passo che depone in cima
dove non è più suolo, è aria.
“Màim, shàmaim”, acque, cieli,
l’ebraico dei deserti dalla rima risale alla sostanza comune: “màim, shàmaim”
Siamo fatti di questo, d’acqua e aria, come le comete,
ma senza ciclo di riapparizione e questo è sufficiente
per sollievo e congedo.

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